DARIA GALATERIA — 13 DICEMBRE 2024.
Un romanzo-inchiesta mozzafiato che parte da un breve brano dei Miserabili
Certo la verità è a volte inverosimile, ma che possa essere epica come un romanzo di Victor Hugo è tutto da dimostrare. Lo fa Olivier Rolin che, in All’ultimo sangue (tradotto con talento da Daniela De Lorenzo per Settecolori), parte da dieci righe dei Miserabili su due delle più ingenti barricate del 1848: Hugo, che tra quegli “spaventosi capolavori” della rivoluzione si aggirò senza paura sotto le pallottole, può raccontare al volo – ormai in esilio a Guernsey, ha ripreso il romanzo dopo tredici anni – che i capi di quelle due barricate, un operaio e un ufficiale di marina, proscritti a Londra, nel 1852 vi si erano affrontati in duello. È tutto. Da qui si muove Olivier Rolin per un’inchiesta mozzafiato, che suscita bagni penali, processi, duelli, patiboli, omicidi, Karl Marx, Napoleone III, la guerra di Crimea e, beninteso, Hugo.
I due personaggi principali sono due giganti. L’operaio Barthélemy, idealista, magnanimo, bello (good-looking, scrivono i giornali inglesi, e fioccano le lettere femminili al suo avvocato) è peraltro fortissimo: il racconto della sua fuga da una prigione militare rivaleggia in emozione con quella di Casanova dai Piombi (l’eroe è libero, che gioia, commenta George Sand). La ricostruzione di Rolin è impressionante per vastità e (le fonti sempre di prima mano) ricchezza di eventi storici curiosi, ma sempre cospicui. Come si dirige una barricata? Al processo, un testimone dichiara che Barthélemy gli ha rilasciato una ricevuta per le armi; a un mercante di vini della via ha consegnato il suo orologio a garanzia per comperare pane per i suoi uomini.
Condannato due volte al bagno penale a vita, e a varie altre pene (dalla rivoluzione passa al gesto isolato, un attentato a Napoleone III), in tutti gli interrogatori mostra, impassibile, grande proprietà di linguaggio – nel 1850, a Londra, dove dà lezione di tiro alla pistola a Marx e vive per un po’ da lui, la moglie di Marx è disturbata dal gelo dei suoi occhi; e al cappellano che sulla forca lo esorta alla confessione, risponde: speriamo che Dio parli francese.
Di tutt’altra pasta il borghese Cournet: indisciplinato, impulsivo (dodici duelli), da ufficiale di marina si sottrae a tutti gli incarichi e missioni; una volta delega a sostituirlo il fratello, che a sua volta conferisce l’interim a un altro fratello, mercante di di vini: «concezione familiare del servizio pubblico». Barthélemy è per il rivoluzionario Auguste Blanqui, Cournet più moderato: ma il duello, e tutte le storie, intrecciano la grande Storia. Le 4.054 barricate del ’48, cita Rolin da Walter Benjamin, contavano più di 8.125.000 selci: Rolin, uno dei capi del 1968, è sfiorato un istante dal ricordo di quando «disselciavano il Quartiere latino». Se questo documentatissimo romanzo è così avvincente la molla è forse, nascosta, una nostalgia della giovinezza.