• Il giro del Mondo di Sir Steven Runciman:

    Athos – Bulgaria – Cambogia e Cocincina Damasco – Egitto – Francia – Golfo Amburgo, Hildesheim, Assia – Istanbul Giappone – Isola di Kodiak – Los Angeles Morea, Monemvasia e Mistra - Nevada Orta – Filippine – Queensland – Romania Sarawak – Thailandia – Ur dei Caldei Isola di Vancouver – Indie Occidentali Xanadu – Yucatan – Sion.  

    Dalla A del monte Athos alla mitica X di Xanadu, passando per la S dell’isola di Sarawak e per la T della Thailandia, pochi scrittori sono stati, come Steven Runciman, l’epitome di quei viaggiatori dell’Impero britannico per i quali il mondo era la loro ostrica preferita. La sua vita e i suoi soggiorni nei più svariati Paesi – Bulgaria, Messico, Cina, Turchia, Siria – racchiudono una moltitudine di storie (affascinanti, esotiche, divertenti) di cui questo singolare Alfabeto del viaggiatore è lo straordinario compendio. Così, di volta in volta, troviamo Sir Steven aiutare a far nascere un bambino sula strada per Tessalonica; rimanere assediato nel 1925 nella città cinese di Tiensin; esaminare con circospezione la collezione di un cacciatore di teste nel Borneo; vedere i fantasmi in compagnia del principe del Siam; versare cera bollente sulla testa calva del maresciallo Montgomery in una pasqua bellica a Gerusalemme... Quanto più vicino all’autobiografia che non volle mai scrivere, Alfabeto del viaggiatore abbraccia in pratica l’intero «secolo breve» che Steven Runciman percorse in lungo e in largo, da studioso e da diplomatico sui generis, con uno spirito acuto e divertito, nonché un’attrazione, ricambiata, per teste coronate e aristocrazie in via di sparizione. Così, questo libro è anche l’estremo omaggio a un’epoca e a un mondo in cui viaggiare era ancora un piacere.

     

    Steven Runciman (1903-2002) è stato il più autorevole studioso del fenomeno delle crociate. Tra i suoi lavori tradotti in italiano, punti di riferimento imprescindibile e modelli di divulgazione storica, ricordiamo Storia delle crociate, La civiltà bizantina, La caduta di Constantinopoli, I vespri siciliani, Il raja bianco.

    Traduzione Aridea Fezzi Price Euro 24,00,00 / Pagine 240 Brossura filo refe con bandelle Edizione numerata ISBN 9791281519084 Uscita dicembre 2023

    La pubblicazione di quest’opera è stata curata e realizzata dall’editore Manuel Grillo e scelta da Stenio Solinas nelle vesti di direttore editoriale.

    QUESTA EDIZIONE SPECIALE DE ALFABETO DEL VIAGGIATORE É STATA IMPRESSA PER GLI AMICI DELLA SETTECOLORI IN TRECENTO ESEMPLARI CONTRASSEGNATI DA NUMERI ROMANI.

  • La Mecca del cinema fra verità e leggenda.

    Il divertimento personificato. The Evening Post

    Il miglior libro mai scritto su Hollywoood. The New York Times Se non fosse un attore famoso, David Niven avrebbe potuto essere un brillante scrittore. Dopo questo libro, quella ipotesi è una certezza. J. K. Galbraith

    Nel 1934 il poco più che ventenne David Niven arrivò negli Stati Uniti per fare il piazzista di liquori, dopo che sino a un paio d’anni prima aveva fatto parte della fanteria britannica, come da tradizione di famiglia. Era brillante, sportivo, ben educato e se come venditore prima, come organizzatore di corse di ponies dopo, si sarebbe rivelato un disastro, non gli mancava la faccia tosta e un perenno sorriso sulle labbra. Come per caso, un giorno si ritrovò in uno studio cinematografico, comparsa a due dollari al giorno in un film dove faceva un peone messicano. Nel giro di pochi anni divenne una star. C’era una volta Hollywood sono le memorie più divertenti e meglio scritte su quella che è stata e rimane la Mecca del cinema. Sfilano nelle sue pagine i ritratti degli amici più cari di Niven, Clark Gable, Humprey Bogart, Gary Cooper, Errol Flynn, i registi più eccentrici, da Lubitsch a Wyler a Chaplin, i produttori più celebri, compreso Sam Goldwin che lo licenziò, i parties più pazzi, quelli di Jean Harlow, Joan Crawford, Claudette Colbert, Greta Garbo, le croniste più pettegole, Hedda Hopper, Louella Parsons... Ribattezzata dallo stesso Niven Lotus Land, Hollywood fu dagli anni Trenta agli anni Sessanta la terra incantata in cui egli si mosse da par suo, con quel british touch che lo rendeva unico e con la capacità di non prendersi mai troppo sul serio, essendo sempre a suo agio, si trattasse di frequentare divi, divine e teste coronate, ma anche cowboys, marinai, attori senza talento e giocatori di professione. C’era una volta Hollywood ha l’effervescenza, la luminosità e la leggerezza del miglior champagne che a un lettore possa capitare di bere.

    David Niven (Londra 1910 – Château-d’Œx, Svizzera, 1983), è stato uno degli attori più popolari e più amati del Novecento, a suo agio nei ruoli drammatici come in quelli leggeri. Nel 1958 vinse l’Oscar per Tavole separate, di David Mann. Durante la sua carriera girò più di 60 films. Fra i titoli più famosi, La voce nella tempesta (1938), Scala al Paradiso (1946), L’inafferrabile primula rossa (1950), Il giro del mondo in ottanta giorni (1956), Bonjour tristesse (1958), I cannoni di Navarone (1961) La pantera rosa (1963). La sua autobiografia, The Moon’s a Balloon, La luna è un pallone, uscì in Inghilterra nel 1971 e divenne un successo internazionale, con più di 5 milioni di copie vendute.

    Collana Isole nella corrente Traduzione Claudio Gallo Euro 26,00 / Pagine 250 Brossura cucita filo refe con bandelle Edizione numerata ISBN 9791281519329 Uscita febbraio 2025

    QUESTA EDIZIONE SPECIALE DI C’ERA UNA VOLTA HOLLYWOOD É STATA IMPRESSA PER GLI AMICI DELLA SETTECOLORI IN TRECENTO ESEMPLARI CONTRASSEGNATI DA NUMERI ROMANI.

  • Il fascino della giovinezza come nessuno l’ha mai raccontato.

    Un’isola incantata delle Baleari, due bambini, René e Florence, cugini fra loro ed entrambi orfani, un tutore bizzarro, un’infanzia selvaggia con un Eden terrestre come spazio e un arco temporale che arriva all’adolescenza e che quel paradiso è chiamato a scandire. Il primo a lasciarlo sarà René, sedicenne studente che si trasferisce in quella Parigi del primo Novecento che pochi come Robert Brasillach hanno saputo raccontare. Porta con sé il bagaglio di un bohémien di provincia pronto a infiammarsi più per le immagini che per le idee. È un istintivo, un eterno inseguitore di chimere… E Florence? Già nei giorni magici maiorchini ha confusamente avvertito che sarà René l’amore di una vita e per la vita: trasferitasi anche lei a Parigi, ha atteso fiduciosa e finalmente René è tornato… Romanzo del tempo e sul tempo, della memoria e sulla memoria, della giovinezza e sulla giovi-nezza, Brasillach trasforma quest’ultima non in un’età, ma in una concezione del mondo che, in quanto tale, annuncia sempre nuove aurore. Delinea un’estetica della vita che è anche un’etica, vale a dire un modo di affrontare l’esistenza e con Il Tempo che fugge ci dà il suo capolavoro.

    Robert Brasillach (1909-1945) fu giornalista e critico militante, saggista, ma soprattutto romanziere (Le voleurs d’étincelles, 1932; L’enfant de la nuit, 1934; Le Marchand d’oiseaux, 1936; Comme le temps passe, 1937; La Conquerante, 1942; Six heures à perdre, 1953, edizione italiana, Sei ore da perdere, Settecolori, 2023). L’attrazione della rivoluzione fascista (insieme con i miti corneilliani), si tradusse in lui in quel singolare romanzo che è Le sept couleurs (1939, traduzione italiana, I sette colori, SE, 2019). Alla liberazione, nel 1944, venne processato e condannato a morte per collaborazionismo. Una domanda di grazia indirizzata al generale de Gaulle e firmata da molti intellettuali rimase senza effetti: Brasillach fu fucilato il 6 febbraio 1945.

    Collana Di là dal fiume e tra gli alberi Traduzione Ketty Della Valle Postfazione Riccardo Paradisi Euro 22,00 / Pagine 350 Brossura cucita filo refe con bandelle Edizione numerata ISBN 9791281519305 Uscita 20 novembre 2024

    QUESTA EDIZIONE SPECIALE DE IL TEMPO CHE FUGGE É STATA IMPRESSA PER GLI AMICI DELLA SETTECOLORI IN TRECENTO ESEMPLARI CONTRASSEGNATI DA NUMERI ROMANI.

  • La passione di una vita per il capolavoro di Flaubert raccontata dal Nobel peruviano. Il potere magico che hanno solo i grandi romanzi.

    L’orgia perpetua di Vargas Llosa è il suo omaggio a Flaubert non convenzionale, luminosamente intelligente, ferocemente sensuale... È il miglior racconto di un romanzo che io conosca. Julian Barnes

    Nell’estate del 1959 il ventitreenne Mario Vargas Llosa arrivò a Parigi con poco denaro in tasca e la promessa di una borsa di studio. La prima cosa che fece fu di entrare in una libreria del Quartiere latino e comprare una copia di Madame Bovary nelle edizioni dei Classiques Garnier. Cominciò a leggerla nella stanzetta di un albergo non lontano dal museo Cluny: «Erano anni che nessun romanzo vampirizzava così rapidamente la mia attenzione» racconterà in seguito. È allora che comprese «quale scrittore mi sarebbe piaciuto essere» e che «da quel momento e sino alla morte avrei vissuto innamorato di Emma Bovary». L’orgia perpetua è l’omaggio di un grande scrittore al maestro di tutti i grandi scrittori della modernità, un omaggio che è insieme una rilettura tanto partecipe e affettuosa quanto lucida e attenta, non un saggio critico, di critica letteraria in senso stretto, bensì l’opera di chi della lettura si alimenta e vive e nella scrittura alimenta e fa rivivere. Il titolo rimanda a una frase dello stesso Flaubert: «Il solo modo di sopportare l’esistenza è stordirsi nella letteratura come in un’orgia perpetua» e proprio questo concetto Vargas Llosa riprende, espande e fa suo nel raccontare il potere magico che hanno certi romanzi, il piacere e insieme lo smarrimento che ci fanno provare, l’antidoto necessario al male di vivere che è sempre in agguato.

    Mario Vargas Llosa (Arequipa, Perù, 1936), premio Nobel per la Letteratura, accademico di Francia, è uno dei giganti narrativi del nostro tempo. Fra i suoi libri tradotti in italiano, Conversazione nella Cattedrale (1971), Pantaleón e le visitatrici (1975), La zia Julia e lo scribacchino (1979) La città e i cani (1967), I Quaderni di don Rigoberto (1997), La festa del caprone (2000).

    Collana Di là dal fiume e tra gli alberi Traduzione Giuliana Calabrese Euro 24,00 / Pagine 260 Brossura cucita filo refe con bandelle Edizione numerata ISBN 9791281519312 Uscita gennaio 2025

    QUESTA EDIZIONE SPECIALE DE L'ORGIA PERPETUA É STATA IMPRESSA PER GLI AMICI DELLA SETTECOLORI IN TRECENTO ESEMPLARI CONTRASSEGNATI DA NUMERI ROMANI.

  • Un noir degno del miglior Simenon scritto dall’ormai disilluso cantore della «giovinezza fascista»

    1943. Nella Francia occupata dai tedeschi, un giovane ufficiale, Robert B., rientra a Parigi dopo più di tre anni di prigionia. Nell’attesa di un treno che, dalla Gare de Lyon, lo riporti finalmente a casa, ha un pugno di ore da spendere nella capitale e un impegno da assolvere: trovare Marie-Anne, la ragazza che il suo compagno dell’Oflag in cui erano rinchiusi, Bruno Berthier, ha conosciuto durante una breve licenza dal fronte e di cui è rimasto innamorato. Ha inizio così una ricerca attraverso una città che non ha più nulla della Parigi da Robert conosciuta prima della guerra: strade vuote di automobili, mercato nero, code, vetrine spoglie, un’atmosfera di paura, rabbia, disordine morale, troppi volti sconosciuti, nessun volto che riesca a risplendere nel ricordo. Via via che le ore scorrono, la ricerca assume i contorni di una vera e propria inchiesta, perché anche la polizia è intanto sulle tracce di Marie-Ange, resasi irreperibile: il corpo del suo ex marito è stato infatti ritrovato alla frontiera franco-belga, in un camion contenente merci di contrabbando. Chi l'ha ucciso? E perché? C’erano ancora rapporti fra loro? Che ne è stato del figlio che avevano messo al mondo? In Sei ore da perdere, Robert Brasillach costruisce un perfetto noir alla Simenon dove una struttura a incastro illumina di volta in volta gli indizi in vista della loro finale collocazione, ma traccia altresì un crudele quanto illuminante ritratto di una capitale in tempo di guerra dove il senso del «tragico sociale» fa strame di ogni illusione sul passato e sull’innocenza dei suoi protagonisti. Scritto di getto in pochi mesi, pubblicato come feuilleton per il settimanale «La Révolution nationale» dal marzo al giugno del 1944, questo poliziesco d’atmosfera è l’ultima prova narrativa di Brasillach e un’ulteriore conferma, qualora ancora ce ne fosse bisogno, del suo grande talento di narratore.

    Robert Brasillach (1909-1945) fu giornalista e critico militante, saggista, ma soprattutto romanziere (Le voleurs d’étincelles, 1932; L’enfant de la nuit, 1934; Le Marchand d’oiseaux, 1936; Comme le temps passe, 1937, edizione italiana, La ruota del tempo, Settecolori, 1985; La Conquerante, 1942). L’attrazione della rivoluzione fascista (insieme con i miti corneilliani), si tradusse in lui in quel singolare romanzo che è Le sept couleurs (1939, traduzione italiana, I sette colori, SE, 2019). Alla liberazione, nel 1944, venne processato e condannato a morte per collaborazionismo. Una domanda di grazia indirizzata al generale de Gaulle e firmata da molti intellettuali rimase senza effetti: Brasillach fu fucilato il 6 febbraio 1945.

    Collana Di là dal fiume e tra gli alberi Traduzione Alessandro Bernardini Introduzione Roberto Alfatti Appetiti Postfazione Fausta Garavini Euro 22,00 / Pagine 220 Brossura cucita filo refe con bandelle Edizione numerata ISBN 9791281519022 Uscita 13 settembre 2023

    La pubblicazione di quest’opera è stata curata e realizzata dall’editore Manuel Grillo e scelta da Stenio Solinas nelle vesti di direttore editoriale.

    QUESTA EDIZIONE SPECIALE DI SEI ORE DA PERDERE É STATA IMPRESSA PER GLI AMICI DELLA SETTECOLORI IN TRECENTO ESEMPLARI CONTRASSEGNATI DA NUMERI ROMANI.

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